La fame e l’opera d’arte

«Ma poi andiamo anche a fare una gita?» è la domanda di Caterina in risposta al mio invito all’incontro con Roberta Russo Intorno al cam(m)ino.

E, in effetti, dopo tre incontri su questo tema, una escursione o almeno una passeggiata insieme sarebbe stata una degna e interessante conclusione.

In realtà ogni giorno facciamo un cammino, da quando – appena svegli – stiamo di fronte al mattino pieno di colori e ci rimettiamo in viaggio nelle nostre giornate.

T. Longaretti, Viandanti

Cosa c’entra l’arte

La nostra ospite, fin dal titolo del suo libro, fa un link tra vita e arte. Le persone che per lei sono state importanti le hanno fatto comprendere che la vita deve diventare un capolavoro, un’opera d’arte a cui si lavora giorno dopo giorno, come artigiani. Noi possiamo decidere di fare della vita un’opera d‘arte e, secondo Roberta, camminare aiuta ad affrontarla in modo diverso.

Roberta ci introduce a questo percorso in cui stavolta ci faremo accompagnare da alcuni protagonisti. Come in un viaggio ideale che vorrebbe essere di auspicio per una gita reale.

Allora, con chi partiamo?

Chi ci guida è proprio Roberta, camminatrice ordinaria e quotidiana, che fa del cammino un momento di silenzio, per riconciliarsi con la vita, per rilassarsi, per respirare. Che compie anche itinerari più difficoltosi di una passeggiata ma, prima di tutto, ama il semplice cammino quotidiano, quello accessibile a chiunque. Roberta parte subito fresca e decisa, dichiarando che camminare ti ‘lucida’, ti pulisce la mente, ti induce a recuperare il piccolo e grande senso della vita, e ti guarisce.

Roberta Russo: fuori all’aria aperta!

Caterina è la prima compagna di viaggio che si aggrega, lei che non ha potuto conoscere Roberta ma avrebbe voluto subito passare all’azione e, appunto, partire!

Franco e Marika – protagonisti dei precedenti incontri – li sento presenti con noi anche questa sera: ci hanno introdotto in un movimento che, dall’esplorazione professionistica, passando per il trekking, ci porta sempre più alla semplicità del cammino consueto. Ci hanno stimolato raccontandoci che i loro passi sono stati caratterizzati dalla sorpresa di ‘qualcosa che viene incontro’.

Anche per Roberta ci sono state sorprese nel percorso. Aiutata dal silenzio e dalla solitudine, riflettendo su di sé, ha scoperto la sua storia, quel che lei desiderava fare della sua vita. E qui la cosa che colpisce è la sua gratitudine per le occasioni, per le soddisfazioni avute e per gli amici incontrati.

Mamma sportiva. La porto come mio esempio personale durante il dialogo con Roberta e lei la ritiene proprio perfetta per questa occasione: è l’emblema del camminatore ordinario. Ogni giorno, da alcuni anni, la mamma rifà il consueto percorso per strade del mio paese, sul lungolago, attraverso la piazza, con costanza e passo invidiabile per una novantenne.

Perché ogni giorno bisogna riprendere in mano la propria vita e camminare.
Anche se il percorso è sempre lo stesso, è come fosse sempre nuovo. E ci fa comprendere – esattamente come spiega Roberta – che camminare è alla portata di tutti.

Risvegliare la fame

Al termine dei nostri incontri abbiamo sempre potuto gustare un rinfresco preparato da Dario, Franco e Carla Maria. Sì, perché non poteva mancare chi si preoccupa che lungo il cammino ci sia sempre un ristoro.
Ma è uno spunto per accorgersi che tutto il percorso è stato in verità caratterizzato da un altro tipo di fame, quella che nemmeno il piccolo gradito rinfresco ha potuto saziare, perché l’uomo è fame. «La fame insaziabile dell’essere umano» cita Roberta da Simone Weil.

Questo mi sembra il punto cruciale del cammino con Roberta, e lei pare insisterci un bel po’. «L’essenziale è sapere che si ha fame» (ancora S. Weil), cioè riconoscere la mancanza di qualcosa che ci dovrebbe saziare. Dove sta il senso, la bellezza del vivere?

Insomma, questa fame non si tratta di riempirla, ma di risvegliarla!
Camminare allora ci insegna a respirare, che non significa saziare la fame ma guardarla appassionatamente come qualcosa che fa parte di noi.

I «nomadi»(*) non possono mancare, perché loro sono proprio così. Evocati ancora una volta dalla musica dei Joyful Noise, ci confermano che, tra monotonia e solitudine, camminano alla ricerca della «pace al crepuscolo» e della «dimensione insondabile». E la troveranno, «alla fine della strada».

Funamboli

Don Bosco. Beh, ma che c’entra don Bosco con tutto questo?
Tutto ha origine dall’esempio che Roberta ci porta di Philippe Petit (**), un funambolo che camminò su una fune tesa tra le Twin Towers. Philippe, infatti, le ha insegnato lo spirito di sfidare i limiti e desiderare di compiere cose incredibili!

Così Riccardo interviene subito dopo e, prontamente, ci ricorda che anche un conterraneo di Roberta, san Giovanni Bosco, era funambolo e camminava sulla fune per attirare a sé i ragazzi.
Funambolo e uomo che, attraverso un grande cammino, ha veramente fatto un’opera d’arte della sua vita; e non solo della sua.

«E quindi uscimmo a riveder le stelle»

Con Chiara, che è stata sempre fedele ai nostri appuntamenti, al temine della serata mettiamo subito in pratica l’insegnamento di Roberta e, prima di ritornarcene alle rispettive case, percorriamo insieme alcuni isolati attorno al quartiere. Anche se non siamo in montagna né in un parco, a quest’ora non c’è più traffico e la notte è assolutamente affascinante. Ci sembra una salutare camminata prima di chiudere la nostra giornata e la settimana particolarmente intensa! 


Sono solo alcuni spunti, questi, di una serata ricchissima, difficilmente sintetizzabile, evocatrice di cammini fisici ed esistenziali, perché siamo una cosa sola: esseri finiti ma infiniti, corpo e spirito. Fame insaziabile e opera d’arte.

Durante una salutare passeggiata si può scoprire il cielo milanese di un blu incredibile… ‘imitato’ dalle tende del balcone!

Prima di chiudere questo articolo e approfittarne – appunto – per uscire per una breve passeggiata nel clima soleggiato ma rinfrescato dalla recentissima pioggia, è davvero il caso di augurare, in tutti i sensi, buon cammino a tutti noi.


(*) F. Battiato, Nomadi, nell’album Fisiognomica, 1988 – ascolta il pezzo interpretato dai Joyful Noise


(**) P. Petit è un artista francese, funambolo, mimo e giocoliere che negli anni Settanta compì varie imprese, prima camminando su una fune tesa tra le torri della Cattedrale di Notre Dame de Paris, poi tra quelle del Sydney Harbour Bridge e infine, nel 1974, tra le Torri Gemelle

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