I nostri migliori auguri

Quest’anno vogliamo farci guidare dal cardinal Martini a chiedere e ad augurarci reciprocamente le cose ‘migliori’ per l’anno nuovo. Riportiamo una parte della sua omelia del 1° gennaio 2009, nella quale ci invita ad augurare a noi stessi e agli altri tre cose: il dono della pace, la scoperta del valore della povertà e la capacità di stupirci di fronte alle meraviglie di Dio.

«La prima lettura (Num 6, 22-27) richiede anzitutto la benedizione di Dio, con le belle parole con cui si benediceva il popolo in Israele da tempo immemorabile. Per tre volte si ripete il nome del Signore, nella sua forma più arcaica e misteriosa, impronunciabile (JHWH): “Ti benedica il Signore e ti custodisca; il Signore faccia splendere su di te il suo volto; il Signore ti conceda pace!”. Possiamo leggere oggi questa invocazione come trinitaria e chiedere perciò che il Dio uno e trino sia al principio di ogni nostra azione. La terza invocazione, in particolare, chiede il dono della pace, ed è a partire da qui che i papi, da Paolo VI in avanti, hanno dichiarato il primo giorno di ogni anno giornata della pace: rivolgono perciò a tutti gli uomini di buona volontà un messaggio …

In secondo luogo chiediamo a Dio, nella lettera e nello spirito della seconda lettura (Fil 2,5-11), di comprendere il senso della povertà di Gesù che “non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò se stesso”. Qui la povertà non è solo qualcosa da combattere … Si tratta invece di un tema nodale in tutta la Scrittura, che i secoli della tradizione cristiana si sono sforzati di approfondire.  Di solito per l’anno che viene ci auguriamo successo, prosperità (anche materiale), riuscita negli affari, un buon posto di lavoro, una casa dignitosa per la nostra famiglia, eccetera. Tutto ciò può essere anche utile, ma dovremmo ritenere piuttosto che la tensione verso una reale povertà e un reale distacco fa parte della nostra felicità, è nel DNA del nostro benessere.

Una terza cosa poi, che possiamo chiedere per l’anno venturo, ci viene suggerita da cinque espressioni tratte dal vangelo di oggi (Lc 2,18-21): “tutti si stupirono, “Maria custodiva e meditava”, “i pastori se ne tornarono glorificando e lodando Dio”.  E dunque i verbi: stupirsi, custodire, meditare, glorificarelodare. Vogliamo chiedere e augurarci reciprocamente la capacità di stupirsi di fronte alle meraviglie di Dio, la capacità di custodire e meditare la parola di Dio, la forza e l’amore per lodare e glorificare Dio in ogni evento della nostra vita, qualunque esso sia, affinché ogni giorno che passa ci mostri sempre più quest’abbondanza di amore, di grazia e di misericordia che avvolge ogni cosa e che sarà rivelata in pienezza nella vita eterna”.

(omelia del card. Carlo Maria Martini, Gallarate, 1° gennaio 2009)

E vi auguriamo, cari lettori,  che così sia anche per voi l’anno appena iniziato!

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