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Giovani, social media e sete di relazione: una guida per «esserci»

I social media (in questi mesi spopolano Tik Tok e Instagram, l’anno prossimo chissà) sono uno strumento, o meglio un «luogo», scelto soprattutto dai giovani per incontrarsi e comunicare.
Secondo gli esperti che hanno animato il secondo incontro promosso dal Filo sull’argomento (in collaborazione con le parrocchie milanesi di San Luca e Santa Maria Bianca), a spingere i ragazzi in questa direzione è soprattutto un bisogno di relazione e di incontro.

Gli educatori – genitori, insegnanti, sacerdoti – possono scegliere di stare fuori da questi luoghi perché non ne conoscono il linguaggio e perché non è facile entrare. O addirittura «condannarli» perché talvolta veicolano contenuti e comportamenti ritenuti diseducativi.

Ma la contrapposizione tra «reale» e «virtuale» per certi aspetti traballa: che cosa c’è di più «reale» di un luogo in cui le persone si incontrano, si conoscono, si raccontano?
La social media educator Rosa Giuffré ha ricordato che i social sono in effetti spazi abitati da persone che si incontrano. Se i ragazzi oggi decidono di incontrarsi lì, questa scelta non è di per sé né buona né cattiva: come in tutti i luoghi di incontro, la qualità della relazione che vi nasce dipende dalle persone e dai contenuti che si scambiano.

Proprio per questo don Marco Ferrari, giovane sacerdote e insegnante, ha scelto di abitare questi luoghi. Lì incontra i ragazzi, lì si rende disponibile per parlare e per educare. Per lui la parola fondamentale per una relazione educativa con i ragazzi è «esserci». E oggi «esserci» significa entrare nei luoghi dove loro si incontrano, e anche essere pronti a intuire che quei luoghi cambiano rapidamente. Don Marco ha osservato, per esempio, che stanno già nascendo social più nuovi di Instagram e Tik Tok, con i loro linguaggi e le loro regole. Se non te ne accorgi, a un certo punto i ragazzi non ci sono più: si incontrano da un’altra parte.

L’incontro con Rosa e don Marco ha offerto agli educatori una prospettiva costruttiva per capire l’uso – e talvolta l’abuso – dei social che fanno i ragazzi. Un invito, insomma, a conoscere e frequentare i luoghi in cui i ragazzi si incontrano e comunicano. Per aiutarli a costruire anche lì relazioni rispettose di sé e degli altri, con una capacità di ascoltare e non solo di proiettare immagini più o meno sincere di se stessi.

Quest’impostazione positiva (all’insegna del «bisogna esserci!») ha sicuramente colpito molto i partecipanti alla serata. Ma già si avverte il desiderio di continuare la riflessione: magari con un altro incontro che affronti anche il lato negativo di queste realtà. Se è vero, infatti, che i social sono luoghi di relazione, è anche vero che non sono ambienti neutri, bensì progettati con caratteristiche e per scopi precisi.
Lo hanno raccontato già qualche anno fa proprio alcuni ex protagonisti di primo piano della Silicon Valley, in un documentario che dà da pensare: The Social Dilemma (2020). Di qui le preoccupazioni e le difficoltà di genitori e educatori, di fronte a fenomeni di dipendenza, ansia, abuso… Preoccupazioni che non devono restare inascoltate!
QUI IL LINK DEL VIDEO DELLA SERATA
Rosa Giuffré ha pubblicato con Giovanni Fasoli un libro su questi argomenti: Notte digitale? Un viaggio dentro nomophobia, FOMO, vamping, phubbing. Prima, 2022. E’ possibile acquistarlo sul sito: https://www.darioflaccovio.it/psicologia/2046-notte-digitale-un-viaggio-dentro-nomophobia-fomo-vamping-phubbing.html con uno sconto del 30%, inserendo il codice nd22.
