Parrocchia San Luca ev. - Spazio cultura
Cosa abbiamo visto sul nostro cammino [# 6] Tutto e per sempre
Ricordate la breve ‘visita’ all’interno della Casa Circondariale di San Vittore a cui vi ho guidato pochi mesi fa? [cfr. Il mio canto… libero]
Come io vi sia approdata ad animare la messa domenicale insieme a un piccolo gruppo di amici, fa parte della natura sempre imprevedibile della vita.
Qui, tra tanto dolore e sofferenza, possono accadere anche fatti insospettati di bellezza.
Ci ritorniamo una seconda volta, armati solo di musica e di attesa.
A San Vittore Mario è riuscito a costruirsi un flauto con un tubo di plastica recuperato chissà dove. Dal figlio si è fatto spedire in carcere le misure esatte per praticare i fori e ha modellato il bocchino con un taglio a forma di mezzaluna, in modo che possa suonare.

Non ci credo fino a quando non me lo mostra, evidentemente soddisfatto.
Allora Mario, con lo sguardo che luccica di gioia e un pizzico di furbizia, accenna la colonna sonora de Il buono, il brutto e il cattivo: il suo strumento fatto di nulla risuona proprio come un flauto!
Lì accanto un secondo tubo di plastica è pronto per ricavarne il ‘flauto gemello’.
Diego, dalla bella voce e intonata, ha un invidiabile repertorio poliglotta e possiede la gioia del canto. Insieme sono una coppia musicale che definirei perfetta, si intendono alla grande e trascinano gli altri.
Con loro si può interpretare veramente di tutto. Nelle due domeniche precedenti abbiamo spaziato da Il mio canto libero a Bailando fino a No woman no cry per terminare con un intenso e appassionato duetto di The wind of change nel quale, mentre io e Mario accompagnavamo alla chitarra, mi sono lanciata aggiungendo anche la seconda voce a quella ferma e sicura di Diego.
Con loro e tanti altri già dall’inizio di novembre sono iniziati i preparativi per la festa di Natale: una lista di canti molto nutrita per soddisfare le preferenze di ognuno, e a giudicare dalla quale la performance potrebbe durare anche due o tre ore…
Fra chitarre, percussioni, un po’ di grida festose e – tutto sommato – parecchia allegria, abbiamo già fatto tre prove.
Ma andare a San Vittore è simile a vivere l’esperienza dell’affido, ci ricordava di recente un nostro amico con una lunga esperienza di colloqui nelle carceri. I detenuti che incontriamo al sesto raggio sono tutti in attesa del processo e dopo il verdetto vengono trasferiti. Li perdi di vista così, da un giorno all’altro. Senza nessun preavviso.

Così, tornate la domenica successiva per la messa e le prove, io e Lucia non troviamo quasi più nessuno dei nostri amici: una vera desolazione.
La loro vita prosegue in un altro carcere o, in qualche caso, agli arresti domiciliari.
È uno strappo improvviso, un dolore secco, immediato.
Rimane il piccolo tratto di strada percorsa al loro fianco per pochi mesi, e le tre ultime domeniche di canti ed entusiasmo, pregustando il Natale. Quasi promessa di una vita ritornata serena.
Ma chissà se a Mario, prima di trasferirlo, avranno fatto avere il capotasto per chitarra che avevo dovuto consegnare alla guardiania del piano, comprato apposta per lui!
E se Diego saprà mai che nei giorni precedenti mi ero ristudiata per bene Bob Marley, White Christmas e persino quel passaggio de Il mio canto libero che né io né lui ci ricordavamo più e che finalmente avremmo potuto ricantare insieme.
Invece the wind of change – cioè il vento del cambiamento – è arrivato un po’ troppo repentino. Nemmeno un saluto è stato possibile, né gli auguri di buon Natale che aspettavamo di farci tutti insieme la mattina del 25 dicembre con il nostro bel concerto accuratamente preparato.
Sulla strada di casa Lucia, dispiaciuta quanto me, assiste silenziosa alle mie lacrime desolate che davanti agli altri detenuti avevo faticosamente tentato di trattenere.
Il tempo, poi, attenuerà sicuramente la durezza dello strappo.
Ma non è questo in fondo che mi interessa.
Comprendo che il desiderio di avere tutto e per sempre, quello davvero non mi abbandonerà mai.

Perché è questo il grande contenuto del cuore umano: desiderare la totalità e l’eternità di tutte le cose.
Anche di due (e più) amici carcerati del sesto raggio con cui ho condiviso qualche incontro, una tonnellata di canti sfrenati e un grande, recondito ma comune desiderio di felicità.

Baby boomer, laureata in Lingue, lavora nell’ambito della gestione Risorse Umane. Amante della lettura ma soprattutto appassionata di musica: ha esperienze di canto corale e di accompagnamento strumentistico.
Ha fatto parte di vari gruppi di volontariato (attualmente presso la Casa Circondariale San Vittore), preferibilmente mettendo al servizio le proprie conoscenze musicali.
Ultimamente sta scoprendo il gusto per l’arte; e per la scrittura…