Parrocchia San Luca ev. - Spazio cultura
Cosa abbiamo visto sul nostro cammino [#2] Il silenzio sonoro
Quando non hai avuto la possibilità di essere testimone diretto della bellezza, a volte puoi affidarti a chi invece l’ha vista. E che incredibilmente ti aiuta a capire meglio qualcosa che ti era già accaduto.
Questo è ciò che precisamente mi è capitato; e ciò che scrivo, infatti, è il mio racconto ‘attraverso’ quello di Fabrizia e Dina.
Ora che ci penso, Fabrizia l’ho conosciuta proprio in occasione di un altro evento di bellezza, tre anni fa: una serata in riva al mare dedicata all’astronomia, con spiegazione e successiva osservazione al telescopio del firmamento, il tutto introdotto da alcuni brani musicali.
Sarà forse per la memoria di quell’evento collocato all’inizio della nostra conoscenza e amicizia, che in occasione del lancio del «Filo» decido di segnalarle alcuni articoli. Così, quando in seguito ci rincontriamo, passiamo la maggior parte della nostra serata a parlare della bellezza.
Lei e la nostra comune amica Dina, entrambe originarie delle Marche, nei giorni successivi decidono di visitare un luogo incantevole: l’Abbazia di Sant’Urbano di Apiro.
La sera stessa della loro visita, in pizzeria, ne nasce un racconto. Rientrata a Milano e incuriosita da quel che hanno visto e dal loro entusiasmo, riprendo l’argomento in uno scambio di messaggi e mail, di domande e osservazioni.
La visita si svolge in una giornata estiva tra le più calde; il luogo è deserto, a quanto pare solo Dina e Fabrizia hanno avuto il coraggio di avventurarsi fin lì quel giorno.
Sant’Urbano è una abbazia benedettina costruita prima dell’anno mille. Da fuori, sul retro, il complesso appare asimmetrico, un po’ decentrato, e colpisce in particolare la presenza di ben tre absidi.

L’abbraccio
«Come sono entrata la prima cosa che mi ha colpito è stato il fresco che c’era e che ci avvolgeva come un abbraccio» inizia Fabrizia raccontando l’ingresso nella cosiddetta ‘aula’, la zona dell’abbazia riservata ai fedeli.
Quando Fabrizia mi dice che dentro si è sentita avvolta, le credo. È un abbraccio di fresco e di pace, ma anche quasi fisico, perché le arcate di pietra chiara (arenaria), volte, scalini, muri, colonne, finestre, il tutto strutturato in modo molto dinamico, sembrano proprio circondarti in un abbraccio incombente.
Il presbiterio, che era riservato ai monaci e dove viene celebrata la Messa, è rialzato e nettamente separato dall’aula da un muro affrescato; come le iconostasi nelle chiese ortodosse. Anzi, direi quasi come. Perché, diversamente dalle chiese ortodosse che ricordo sempre un po’ cupe e scure, questa al confronto è luminosa e vivace, a causa di quella bella pietra rozza e chiara, dell’illuminazione interna e anche del sole di agosto che filtra attraverso le numerose finestre.

Sei Tu
Un abbraccio, l’hanno chiamato. Ed è un abbraccio silenzioso. Sì perché la seconda cosa che mi colpisce di questo racconto è il silenzio. Mi pare di sentirlo: «un silenzio denso», lo definisce Fabrizia. E, aggiunge Dina, «quello che mi ha colpito della visita all’abbazia è stata l’esperienza del silenzio che ho fatto al suo interno, esperienza di un silenzio corposo che rimanda ad una Presenza, non ad una assenza».
Silenzio che si fa ancora più denso proprio dentro al presbiterio, ricorda Fabrizia, dove c’è soltanto silenzio. Insomma – mi testimoniano entrambe – è nel presbiterio, e in particolare davanti all’altare, che si percepisce che questo è un luogo ‘abitato’. Solleva dalle preoccupazioni, non per una magia ma proprio perché «sei Tu che ti fai presente… e allora tutto torna a posto, tutte le ansie si sciolgono».
Ascolto il racconto quasi con invidia per non averle potute accompagnare nella loro scoperta.
Fabrizia infine mi confessa che l’aver messo a tema tra di noi la bellezza prima di questa visita l’ha aiutata a vedere quel luogo con un altro sguardo, con più attenzione, ad accorgersi di cose che forse non avrebbe notato.

Mentre riordino questi appunti scopro un sito internet stupendo e molto ricco che documenta immagini di decine di abbazie del Centro Italia.
Mi impressiona quante ne venissero edificate nel Medioevo: c’era bisogno di posti come questo! Ora forse non è più così, ma i ‘templi’, in un certo senso, siamo noi stessi.
Tra le altre, l’Abbazia di Sant’Urbano è rappresentata con un centinaio di fotografie bellissime che la ritraggono fino al minimo dettaglio, ma essere fisicamente in quel luogo deve essere stato certamente più appassionante.
E – guarda un po’ che sorpresa – quel sito si chiama proprio… I luoghi del silenzio!
Quel silenzio che vivi quando sei in quell’abbraccio.
Quel silenzio che è stata l’esperienza più significativa fatta dalle mie amiche; ed è questo che fa la differenza tra me, che ascolto il loro racconto e visito un sito internet, e loro che ci sono state di persona. Niente sostituisce l’esperienza diretta.
Però io lo posso capire dal loro stupore.
Improvvisamente riaggancio il filo: il silenzio che le ha colpite è denso, parla. È il silenzio pieno che rivela una Presenza. Tutto ritorna: è questo il ‘silenzio sonoro’!

Baby boomer, laureata in Lingue, lavora nell’ambito della gestione Risorse Umane. Amante della lettura ma soprattutto appassionata di musica: ha esperienze di canto corale e di accompagnamento strumentistico.
Ha fatto parte di vari gruppi di volontariato (attualmente presso la Casa Circondariale San Vittore), preferibilmente mettendo al servizio le proprie conoscenze musicali.
Ultimamente sta scoprendo il gusto per l’arte; e per la scrittura…
Ti volevo dire che scrivi bene, sai affascinare
Ciao Francesca.. emozionante il tuo racconto! nonostante non conosca qs abbazia, mi è capitato di visitarne altre e di provare le stesse sensazioni di pace e silenzio che avete raccontato… tale è l’emozione provata che ti viene da piangere! Ti segnalo qs bellissima pieve che si trova in provincia di Arezzo – pieve di Romena – che se dovessi visitarla, ti lascerà sicuramente un meraviglioso ricordo.