Parrocchia San Luca ev. - Spazio cultura
Cosa abbiamo visto sul nostro cammino [# 10] La centesima rosa
Questa storia mi è stata raccontata da un’amica che fa servizio di volontariato in carcere.
Il luogo in cui si sono svolti i fatti è un penitenziario lombardo e tutti i nomi dei protagonisti sono nomi di fantasia.
Ma ciò che è accaduto è proprio vero, fa parte di quelle cose che bisognerebbe continuamente raccontarsi restando senza parole.
Fin dal primo giorno di carcere Florian ha dato parecchio fastidio, perciò per un breve periodo è stato trasferito in un altra sezione, con sollievo di tutti. Per essere riportato dopo qualche settimana esattamente dove era prima.
Tutto come sempre, verrebbe da dire, tranne il fatto che ora viene imbottito di farmaci.
Lui si rende conto di non essere più lo stesso e si dispera; racconta che sua madre, quando va a trovarlo, in lacrime grida che suo figlio è diventato irriconoscibile, che glielo stanno distruggendo.

Anche Paola – durante la periodica visita quindicinale – lo trova sempre più intontito, si vede benissimo che ha la mente assente, intorpidita. E che delira.
Ma domenica scorsa a colpo d’occhio si percepisce una novità, qualcosa è cambiato. Florian è diverso: è sveglio, attivo, sorridente.
Stefano si aggira li intorno, silenzioso. Lui, al contrario, è sempre stato discreto, non è uno di quei detenuti che ti si avvicinano per raccontarsi, per confidarsi. Stavolta però ha qualcosa… Cosa sarà successo?
Interpellato, racconta di Florian con un lieve sorriso: «Non gli danno più gli psicofarmaci. Eh… sì, sono stato io a dire alle guardie: adesso basta, smettetela di dargli quella roba!»
Pare un miracolo che Stefano abbia avuto un tale coraggio e che gli abbiano anche dato retta. E infatti Florian sembra quasi l’uomo più felice del mondo – se così si può dire di un carcerato…
La prima domenica di Quaresima, dopo aver dato le Ceneri ai detenuti, il cappellano sceglie Florian per farsi cospargere il capo a sua volta. Un gesto che anche Papa Francesco avrebbe fatto esattamente uguale. Florian è orgoglioso di essere stato ‘scelto’, proprio lui.
Ha anche un debole per quelli che vanno a trovarlo.
Un giorno promette a Paola: «Io quando esco vengo a cercarti e ti porto novantanove rose!»
«Novantanove?!?» Che quantità esagerata!
Lui, prontissimo e trionfante: «La centesima rosa sono io!»
Assolutamente poetico…

Storie diverse, ma legate. Segno che dentro al carcere sono possibili anche questi fatti.
Loro sono uomini come tutti, capaci di combinare guai tremendi, di rovinare la propria vita e quella degli altri, ma con un cuore che reclama attenzione e ascolto, un cuore capace di spendersi per un amico.
Così, in mezzo al delirio e alla disperazione, è fiorita la centesima rosa.
Al momento di chiudere questo articolo succede come sempre l’imprevisto: perché anche io ho ricevuto la mia rosa. Una rosa fatta col sapone (sotto, nella fotografia), omaggio di un detenuto di San Vittore.
Me l’ha voluta offrire al termine di una incredibile mattinata di musica («la più bella domenica passata qui dentro!») in cui la multietnica popolazione del VI raggio ha partecipato cantando e suonando con noi, con grande entusiasmo.


Baby boomer, laureata in Lingue, lavora nell’ambito della gestione Risorse Umane. Amante della lettura ma soprattutto appassionata di musica: ha esperienze di canto corale e di accompagnamento strumentistico.
Ha fatto parte di vari gruppi di volontariato (attualmente presso la Casa Circondariale San Vittore), preferibilmente mettendo al servizio le proprie conoscenze musicali.
Ultimamente sta scoprendo il gusto per l’arte; e per la scrittura…
Molto intenso. Grazie