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Battiato «nelle zone più alte» [O novo canto #03]

‘Coccodrilli’ per Franco Battiato ne abbiamo letti in abbondanza, dopo la sua scomparsa il 18 maggio 2021. Non biasimo chi non avesse voglia di affrontarne un altro, ma non voglio rinunciare a ricordarlo in questa minuscola rubrica, come in una chiacchierata informale.
Per me l’incontro con la sua musica fu il dono di un amico (un evangelist si direbbe oggi, e forse con ragione…): che, in qualche data fra 1989 e 1990, duplicò per me due cassette da 90 minuti, tratte a loro volta dagli LP del nostro prete di allora. Tre album per cassetta: sulla cassetta «Battiato 1», con l’etichetta rossa, c’era La voce del padrone su un lato, Orizzonti perduti sull’altro, e L’arca di Noè metà di qua metà di là; sulla cassetta «Battiato 2», con l’etichetta verde, c’erano Fisiognomica, Patriots, e L’era del cinghiale bianco, ugualmente suddiviso. Pur con tutte le aggiunte successive, originali e su vari supporti (dall’introvabile cassetta della proto-opera Genesi con i testi «dal sanscrito, persiano, greco e turco raccolti e adattati da Franco Battiato», ai cd della fase Fleurs, al digitale recente), quella macroraccolta pirata in due volumi è stata a lungo il breviario essenziale del mio battiatesimo (vorrei dire «sempre» anziché «a lungo», ma l’obsolescenza dei mangiacassette ci ha provvisoriamente separati: ora attendo solo che la piena riabilitazione tocchi, dopo i vinili, anche ai nastri; di certo sta già accadendo).
Pensando a quell’epoca di scoperte elettrizzanti e parzialmente retrospettive, chissà cosa avremmo fatto se avessimo avuto le risorse multimediali di oggi. Senz’altro ci saremmo buttati alla ricerca, per capire cosa si nascondeva dietro ogni frammento: a chi trasmettesse il suo ultimo appello Radio Varsavia, se l’albergo della solitary beach si chiamasse «Ciga Al Mujik» o «Seagull Magique» o che altro…
Ma forse invece è stato meglio così: più esaltante, in fondo, militare per anni fra gli esegeti autodidatti, seguire con pazienza le tracce dei collaboratori di Battiato (da Juri Camisasca, cui – incredibile per noi! – i credits attribuivano la paternità del sommo gioiello Nomadi, a Giuni Russo: eccoli idealmente riuniti in un mirabile bootleg), decifrare man mano le allusioni plurilinguistiche e multidisciplinari, fino a capire nei corsi di musica contemporanea che cosa ci faceva «Mister Einstein on the beach», o molto più tardi, a suon di Jesuit Studies, che i gesuiti euclidei erano esistiti davvero, e ancora cogliere, su pagine adelphiane, tanti altri dettagli più o meno iniziatici.
Per me come per molti, di diverse generazioni, le canzoni di Battiato sono state gioia sonora, ma anche reiterati inviti a un Oltre (e un magis, direbbero quegli stessi gesuiti): un Oltre multiforme, di «mondi lontanissimi», letture, pensieri, atmosfere, spiritualità, ironia, costruzione complessa e mai banale dell’identità. Con l’eclettica e rigorosa fantasia di questo «novo canto», Battiato (la sua voce: filtrata, moltiplicata, sussurrata, nasalizzata, oracolare…) ci ha accompagnato in piccole e grandi avventure esistenziali, trasformando le luci serali di Città Studi in intuizioni delle «meccaniche celesti» e facendoci sempre sentire patriots dell’Altrove. Inverando insomma il miglior carisma della musica ‘leggera’, che si intreccia alla superficie e alle profondità del nostro quotidiano. Gratitudine per questa colonna sonora di tanti giorni e anni…
Per una coincidenza (ma come si fa a credere alle coincidenze?), ho saputo della morte di Battiato mentre salivo con un amico su nevi alpine di confine, a quasi tremila metri. Un messaggio di mia figlia mi ha raggiunto in quello scenario incredibilmente aereo, in cui la luce di maggio dava uno splendore iper-reale ai pendii innevati e agli orizzonti su cui galleggiavano nuvole lontane. Naturalmente, ho subito pensato all’Ombra della luce: «… riportami nelle zone più alte, in uno dei tuoi regni di quiete…». Così sia per te, maestro.

Musicologo, editor e traduttore. Interessato alla musica, la spiritualità, e i paesaggi sonori della prima età moderna, ha pubblicato libri e articoli su compositori come Giovanni Pierluigi da Palestrina, Tomás Luis de Victoria e Franchino Gaffurio.