Parrocchia San Luca ev. - Spazio cultura
Ascolta il grido!
Incontrare Michele Monina e don Claudio Burgio è stato per me come addentrarmi in una terra nuova.
Da qui nascono alcuni spunti personali per introdurvi al video dell’incontro del 18 gennaio scorso con a tema la musica trap.
[potete vederlo qui: http://www.youtube.com/@ilfiloblog2869]
Quello che non vedrete
Questa volta inizio dalla fine; da quello che non troverete nel video del nostro incontro.
Ho lasciato l’auditorium per sistemarmi vicino all’uscita, dove passerà il pubblico al termine della serata: raccolgo le offerte che saranno destinate a Kayròs, l’associazione di don Claudio Burgio, uno dei due relatori del 18 gennaio sul tema della musica trap.
Mi aspetto che, come spesso accade, la gente scappi via un po’ per volta: in fondo domani è un giorno lavorativo e si sta facendo tardi…
Seguo perciò l’ultima mezzora dell’evento dal corridoio rialzato dell’Auditorium, ascoltando da un’anta socchiusa: non voglio perdere una sola parola.
Terminati i due interventi Pietro, moderatore dell’incontro, pone alcune domande e poi, ancora, dà spazio a quelle dal pubblico.
In realtà quelli che lasciano il salone in anticipo sono davvero pochissimi, una manciata scarsa. Tutti generosamente lasciano un contributo.

Dov’è il bello?
Il pubblico – stimato in quasi duecento persone – che si trattiene proprio fino all’ultimo secondo, è composto da alcuni ragazzi, ma per lo più da famiglie, genitori, educatori.
Il tema suscita evidente interesse. Perché riguarda noi, le generazioni di giovani, nostri figli, nipoti o alunni che ascoltano musica trap.
Per natura è il bello che attrae. E qui – mi domando – dov’è il bello? Cosa li spinge ad amare questo genere musicale?
Dentro la musica
Entriamo allora in questa musica attraverso alcuni spunti suscitati dai nostri ospiti.
Di Michele Monina, che apre vivacemente la serata, colpiscono la cultura musicale e la passione che si nota dai suoi gesti. Il viaggio in cui ci introduce percorrendo le origini della musica trap ci porta proprio dentro la musica, fino all’ascolto di contributi di tre fra i trappers che ritiene più rappresentativi per farci comprendere il fenomeno.
Un impatto ‘tosto’, quello con questo genere musicale. Sono scatti di vita autentici nella loro cruda violenza: il contenuto drammatico di questi pezzi sono le vite stesse di chi scrive. Una musica di denuncia che fa impallidire se pensi che quel che cantano non è un pretesto.

È il costante e costitutivo grido dell’uomo, ma qui emerge con una carica violentissima e una naturalità esacerbante.
Monina, infine, si fa da parte cedendo semplicemente il passo a chi questi protagonisti, i trappers, li conosce veramente. La competenza tecnica forse conta poco rispetto alla conoscenza reale di chi c’è dentro, con le mani in pasta.
Ma mi state ascoltando?!
«La gente giudica, ma non ha mai ascoltato una mia canzone» ha detto a don Claudio uno dei suoi ragazzi compositore di musica trap.
E don Claudio chiarisce subito il punto: lui questi ragazzi ha imparato ad ascoltarli.
Saranno pure violenti, ma sono veri. Non hanno mezzi termini e vogliono essere ascoltati. Lui ci sta, guarda, condivide: perché è davvero l’unico modo per capire.
Realtà è un’altra delle sue parole chiave: quello che c’è, sia pure un fenomeno violento e preoccupante, non lo puoi ignorare, lo devi guardare.
Così don Claudio si getta in una vera e propria avventura: scortato dai ragazzi stessi li va a trovare nel loro quartiere e vede l’indicibile.
«Degrado» – in tutta sincerità – non mi sembra neppure una parola sufficientemente all’altezza della situazione che ci descrive.

Spesso li accompagna in improbabili e fatiscenti sale di registrazione, come nelle loro difficoltà, nella vita. Una vita che non è raccontata da nessun altro.
Un’esistenza segnata dall’assenza, altra parola importante che citerà rispondendo poi alle domande. Gli adulti qui non ci sono, noi per loro non ci siamo mai stati. Al nostro posto c’è un vuoto.
Bisogno di esistere
In loro il bisogno di esistere amplificato coincide con il bisogno di essere visti. Perché se nessuno ti vede tu scompari, non ci sei.
È peggio di quel che pensiamo: è la perdita del valore di sé, del proprio valore personale che viene ridotto alla quantità di visualizzazioni sui social.
Ma la considerazione di don Claudio per questi trappers lo spinge a stimarli per la loro profondità, perché «non sono mai banali». Nella loro verità e drammaticità ci interpellano anche come comunità cristiana: chi li sa ascoltare, chi sa proporre loro qualcosa che veramente li attrae?
E intanto sono i nostri ragazzi, stufi di banalità, ad esserne affascinati.

«La musica può essere strumento di aiuto, di solidarietà ed educativo» sono le parole di don Claudio che mi ricordano un po’ Benedetto XVI, quando affermava che la musica è un linguaggio universale che ci unisce.
Don Claudio sceglie di giocare sul loro terreno e inizia a costruire qualcosa per loro e con loro, in quel deserto in cui predomina il nulla.
Forse in questo degrado si sta muovendo qualcosa, qualcosa di piccolo ma di emblematico, di esemplare.
Il compito
Il pubblico se n’è andato dopo un incontro di due ore, e commuove vedere quanto sia stato generoso per aiutare a sostenere l’opera educativa di don Claudio. Perché questi ragazzi possano esserci e imparare a sapere perché esistono.
A prescindere dalle visualizzazioni dei loro pezzi, ora anche per noi esistono.
Don Claudio ci consegna, per la Festa della Famiglia, un compito davvero sfidante e difficile: ascoltare, guardare, entrare. Vale per tutti, non soltanto per i trappers e per i loro fans.
Il tema ha messo a nudo una ferita profonda della nostra società, di cui questa musica è rappresentativa.
Noi possiamo ascoltare, dobbiamo ascoltare.
Ascoltiamo il grido!

Baby boomer, laureata in Lingue, lavora nell’ambito della gestione Risorse Umane. Amante della lettura ma soprattutto appassionata di musica: ha esperienze di canto corale e di accompagnamento strumentistico.
Ha fatto parte di vari gruppi di volontariato (attualmente presso la Casa Circondariale San Vittore), preferibilmente mettendo al servizio le proprie conoscenze musicali.
Ultimamente sta scoprendo il gusto per l’arte; e per la scrittura…